OSTEOPOROSI

OSTEOPOROSI: l'esperto risponde - TESTO DEL PROF. MASSIMILIANO NOSEDA

 

OSTEOPOROSI E STILI DI VITA: PREVENZIONE E RIABILITAZIONE

 

Testo realizzato per la rivista DIAGNOSI E TERAPIA n 2 del febbraio 2020 sul tema "OSTEOPOROSI E STILI DI VITA" dal Prof Massimiliano Noseda, docente universitario, medico specialista in medicina fisica e riabilitazione, specialista in igiene e medicina preventiva, consulente di centri medici e strutture riabilitative.

 

Si precisa che il seguente testo ha una finalità puramante divulgativa e non è sostitutivo di una visita specialistica, unica procedura in grado di confermare la diagnosi e di valutare il trattamento riabilitativo più adatto al caso specifico. 

 

 

Secondo il Ministero della salute italiano sono oggi circa 5 milioni le persone affette da osteoporosi. Si tratta di uno stato di fragilità delle ossa, conseguente ad un’alterazione qualitativa e quantitativa della mineralizzazione, che se non diagnosticato e trattato in tempo può rimanere asintomatico anche per molti anni e manifestarsi improvvisamente con la frattura spontanea o successiva anche a traumi molto modesti. Tale evento si traduce per molti anziani in una perdita di autonomia e grava sulla società con costi sanitari non indifferenti e stimabili intorno ai 13 miliardi l’anno. Fortunatamente si sa anche che il 70% delle fratture si può prevenire correggendo gli stili di vita ed assumendo, dove indicato, farmaci antifratturativi come ad esempio i difosfonati, che costituiscono oggi la terapia più utilizzata in assoluto, il denosumab, un anticorpo monoclonale, o la teriparatide, un analogo sintetico di un frammento dell’ormone paratiroideo. Vediamo quindi cosa possiamo fare concretamente per mantenere in buona salute le nostre ossa.

 

 

IL METABOLISMO OSSEO E I PRINCIPALI FATTORI CHE LO INFLUENZANO

L’osso è un tessuto vitale che si rinnova continuamente grazie all’interazione tra osteoclasti, che riassorbono l’osso più vecchio, e osteoblasti che lo rinnovano nel tempo. Solitamente il picco di massa ossea, dovuto alla prevalenza dell’attività osteoblastica, si raggiunge intorno ai 25 anni di età. In seguito l’attività di riassorbimento e di ricostruzione si equivale all’incirca fino ai 50 anni, età in cui inizia invece a diventare prevalente il riassorbimento per maggior attività osteoclastica. Diversi sono però i fattori che possono influenzare positivamente o negativamente il metabolismo osseo basale. Tra questi di certo ha un certo peso la famigliarità: avere un genitore o un nonno affetto da osteoporosi rappresenta un primo elemento di rischio da considerare. Anche essere di genere femminile costituisce un motivo di potenziale svantaggio in quanto la menopausa, ovvero la perdita della protezione estrogenica sull’osso stesso, è di certo un fattore di rischio rispetto all’essere maschio poiché in quest’ultimo caso il declino della produzione ormonale sessuale, ovvero degli androgeni, è più lenta e graduale nel tempo. Da ciò deriva che una menopausa precoce ma anche un menarca tardivo o periodi prolungati di amenorrea possono influenzare negativamente il patrimonio osseo di una donna. Possono poi incidere negativamente sulla qualità ossea anche molte patologie intestinali, come la celiachia, il morbo di Crohn o altre cause di malassorbimento intestinale; malattie endocrine, come la sindrome di Cushing o l’acromegalia; malattie metaboliche, come il diabete, o reumatologiche, come l’artrite reumatoide. Infine, il metabolismo osseo può rallentare ed essere alterato anche come effetto collaterale conseguente all’assunzione di alcuni farmaci come ad esempio gli agonisti del GnRh impiegati nella cura dell’endometriosi e del tumore della prostata, gli inibitori dell’aromatasi assunti in seguito a tumore della mammella, la levotiroxina utilizzata per la terapia dell’ipotiroidismo, gli anticonvulsivanti come fentoina e carbamazepina usati in caso di epilessia, i fluidificanti del sangue come l’eparina, e i corticosteroidi. In tutti questi casi l’esecuzione di appositi esami ematici e urinari del metabolismo osseo in aggiunta alla mineralometria ossea compiuterizzata ( MOC ) devono essere considerati ed eventualmente prescritti precocemente per diagnosticare tempestivamente una possibile e iniziale demineralizzazione ossea.

 

 

STILI DI VITA: ATTENZIONE A FUMO, ALCOL, CAFFE’ E STRESS

Anche gli stili di vita possono però influenzare positivamente o negativamente il metabolismo osseo. Andrebbe pertanto evitato il fumo di sigaretta e ridotta a un massimo di due bicchieri al giorno l’assunzione di vino o birra. Anche il caffè non andrebbe consumato in dosi superiori alle 3 tazzine al giorno in quanto la caffeina in eccesso può favorire un’indesiderata eliminazione di calcio con le urine. E’ bene infine cercare di evitare il più possibile tensioni e stress emotivi in ambito famigliare e lavorativo: la produzione ormonale di cortisolo endogeno influisce infatti negativamente sulla qualità dell’osso inibendo parzialmente il suo rinnovo.

 

 

FACCIAMO MOVIMENTO ALL’ARIA APERTA

Consigliata è poi un attività motoria quotidiana. Poiché studi effettuati dalla NASA rivelano la comparsa di osteoporosi dopo mesi trascorsi dagli astronauti in assenza di gravità all’interno delle stazioni orbitanti sono da preferire attività in carico naturale o con pesi leggeri per la prevenzione e la terapia dell’osteoporosi. Benvengano quindi sia proposte aerobiche come il cammino, la bicicletta o il ballo, sia stimoli anaerobici con esercizi effettuati sia a corpo libero sia con pesi leggeri. E’ opportuno poi ricordare che il movimento quotidiano e continuativo induce il rilascio di irisina, un ormone in grado di aumentare massa, struttura, forza resistenza delle ossa lunghe che sono proprio quelle indebolite da una possibile osteoporosi. Da limitare, o comunque da valutare caso per caso, dovrebbero essere invece tutte quelle attività che hanno alla base il salto e il contatto con altre persone per il maggior rischio di caduta associato. Inoltre, se possibile, sarebbe bene sfruttare ambienti all’aria aperta per fare movimento ad ogni età. Questo in quanto parte del fabbisogno di vitamina D viene soddisfatto direttamente dal corpo umano attraverso la produzione cutanea di tale micronutriente a partire dal colesterolo endogeno mediante esposizione alla luce solare. Praticamente sono sufficienti 20-30 minuti al giorno, lasciando al sole anche solamente i quattro arti, da programmare nelle ore centrali della giornata nel periodo invernale, tempo permettendo, e nei momenti più freschi in estate, ovvero in prima mattina o nel tardo pomeriggio.

 

 

IMPARIAMO A MANGIARE MEGLIO

Un adeguato consumo di calcio e vitamina D è fondamentale per il benessere del nostro scheletro.

Il calcio in particolare deve essere assunto nella dose di circa 1 grammo in età adulta, quantità che andrebbe aumentata a 1,2 grammi negli stati di aumentato fabbisogno come la crescita o la gravidanza. Latte e latticini costituiscono la fonte alimentare privilegiata di tale micronutriente. In caso di intolleranza al lattosio è bene ricordare che oggi in commercio esistono diversi prodotti privi di tale zucchero ma anche alimenti alternativi a base di soia, come il tofu, arricchiti in calcio. Nella scelta del latte il parzialmente scremato costituisce spesso un buon compromesso tra i benefici di tale alimento e un ridotto apporto di grassi ricercato soprattutto dai soggetti affetti da ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia. Alcune acque minerali, come la Sangemini ad esempio, sono poi particolarmente ricche di tale micronutriente e pertanto dovrebbero essere valutate sia nel soggetto in fase di crescita sia per la prevenzione e la terapia dell’osteoporosi. Anche se in quantità minori il calcio è infine contenuto in alcuni pesci come gamberi, calamari, alici e sardine ma anche in vegetali come rucola, cicoria, ceci e fagioli secchi. 

Per ciò che concerne invece la vitamina D, fondamentale per ottimizzare sia per l’assorbimento intestinale sia il deposito osseo di calcio, pur essendo il nostro organismo in grado di sintetizzarne una parte mediante esposizione agli ultravioletti, tale quantità non è in grado da sola di soddisfare il fabbisogno giornaliero. E’ necessaria quindi un’integrazione alimentare. Ne sono particolarmente ricchi il latte e i suoi derivati ma anche alcuni pesci grassi come il salmone, lo sgombro, l’anguilla, la carpa e il tonno. I funghi costituiscono una delle poche fonti vegetali di vitamina D mentre tra le carni ne è particolarmente ricco il fegato. Storicamente invece l’olio di fegato di merluzzo, proprio per la sua abbondanza di vitamina D, veniva somministrato ai bambini per la cura del rachitismo, altra patologia del metabolismo osseo tipica però dell’età evolutiva. 

Costituiscono poi un possibile fattore di rischio per l’osteoporosi le diete iperproteiche per via dell’acidificazione indotta dal metabolismo delle proteine e dovuta sia alla maggior produzione sia all’accumulo di acido urico. Allo stesso tempo, tuttavia, è bene ricordare che le proteine servono all’organismo non solo per mantenere in buono stato i muscoli e quindi per trasmettere un adeguato stimolo meccanico all’osso ma anche per produrre l’ IGF-1 ( insulin like growth factor 1 ), un ormone peptidico in grado di stimolare nuovo tessuto osseo. Pertanto, diete ipoproteiche o sbilanciate, così come mode vegane fai da te o lunghi periodi di digiuno possono costituire importanti fattori di rischio spesso poco considerati per l’osteoporosi.

E’ infine opportuno limitare sia l’assunzione di sodio a un cucchiaino da tea al giorno sia il consumo di alimenti ricchi in tale micronutriente come affettati, prodotti in scatola, olive e patatine. Questo in quanto il suo eccesso determina l’aumento dell’eliminazione di calcio attraverso le urine impoverendo così progressivamente l’osso.

 

 

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

L’osteoporosi è uno stato di fragilità ossea conseguente a fattori sia genetici sia ambientali. La miriade di elementi che possono influenzarla positivamente e negativamente richiede una consulenza medica personalizzata al fine non solo di stimare il rischio individuale di svilupparla nel tempo ma anche per stimolare una collaborazione attiva e quotidiana del paziente volta ad adottare stili di vita virtuosi in gado di modificare favorevolmente le sue abitudini motorie ed alimentari. Tuttavia, tale intervento educativo non andrebbe effettuato solo su soggetti che già hanno sviluppato un’osteoporosi e che sono in terapia farmacologica antifratturativa ma anche nella popolazione generale a scopo preventivo in modo da ottimizzare il raggiungimento di un buon picco di massa ossea e il suo mantenimento nel tempo.