TENDINOPATIA SOVRASPINATO

TENDINOPATIA DEL SOVRASPINATO E TENNIS: L'ESPERTO RISPONDE

 

TENDINOPATIA DEL SOVRASPINATO E TENNIS

 

Dr Massimiliano Noseda

 

Medico, specialista in medicina fisica e riabilitazione, specialista in igiene e medicina preventiva

 

L’impostazione del trattamento riabilitativo della tendinopatia del sovraspinato non può prescindere da alcune importanti elementi clinici come il quadro ( acuto, cronico, continuo, intermittente, saltuario, solo sotto sforzo, etc ), le caratteristiche ecografiche del tendine ( integro, lesione parziale, lesione completa, altre tendinopatie della cuffia associate, borsiti e versamenti, presenza di artrosi, lussazioni in anamnesi o eventi traumatici pregressi ), la conformazione ossea loco regionale soprattutto dello stretto subacromiale studiabile radiologicamente, l’assetto posturale generale, lo sviluppo e l’efficienza muscolare del cingolo superiore, le necessità sportive o lavorative del soggetto in questione essendo frequente in alcuni sport come il tennis, il nuoto, gli sport di lancio ma anche la pallavolo e il basket o in alcune attività lavorative in cui è ricorrente la postura del braccio abdotta a 90 ° come l’imbianchino o la parrucchiera. La terapia farmacologica, da preferirsi per os a quella topica con pomate o creme medicate per via della profondità del tendine, è spesso elemento imprescindibile del trattamento riabilitativo per modulare dolore e flogosi locale. Richiedendo un periodo medico di almeno 10 giorni è sempre da associare a gastroprotezione in soggetti predisposti a effetti collaterali gastrici che potrebbero indurre il paziente a interrompere di sua spontanea volontà il trattamento proposto.

Per tutti questi motivi un’attenta valutazione medica specialistica dovrebbe sempre precedere qualsiasi trattamento riabilitativo che lo sportivo tende invece e purtroppo a intraprendere subito affidandosi a un fisioterapista o peggio ancora a personale non sanitario, non abilitato e non specializzato nel trattamento di tale patologia, spesso con l’unico risultato di aggravare il quadro e ritardare la diagnosi corretta oltre a limitare la possibilità di ottenere una risoluzione rapida e completa del problema.

La chinesiterapia attiva, elemento fondamentale del trattamento riabilitativo, prevede esercizi di stretching e posturali propriocettivi volti a ottimizzare la biomeccanica scapolo-omerale e di tonificazione della spalla al fine di scaricare parte del lavoro dal tendine sovraspinato sull’intera muscolatura della cuffia. Oltre quindi a quelli di rinforzo della muscolatura rotatoria e degli stabilizzatori della scapola, se carenti, possono essere inseriti anche esercizi di decoaptazione, tipo quelli pendolari di Codman. Un buon lavoro fisioterapico prevede l’utilizzo e l’alternanza di diversi attrezzi come elastici e bastoni in primis, ma anche talvolta di palle, pedane basculanti o dischi propriocettivi, trx e altri strumenti più complessi. Poco utile risulta invece l’uso di kinesiotaping essendo sempre preferibile un controllo attivo a una guida passiva del movimento che troppo spesso risulta viziata da variabili come la scarsa esperienza dell’applicatore e lo scarso adattamento alle caratteristiche antropometriche individuali, in grado di generare più frequentemente fastidio che non reali e concreti benefici. Devono essere inoltre valutate e trattate eventuali patologie del rachide e del gomito anche se silenti o paucisintomatiche e quindi deve essere considerata anche l’associazione con alcune tecniche di massoterapia e rilassamento muscolare. Da ciò si evince che la scelta degli esercizi idonei al singolo caso richiede un’alta personalizzazione e non la semplice e banale applicazione di un rigido protocollo. In altre parole la riabilitazione è da considerarsi più “un abito su misura” che non “un capo di serie” e come tale deve essere realizzato da “un sarto esperto” e non da “un artigiano generico”. Di norma al trattamento motorio si associano anche terapie fisiche, soprattutto laser ad alta potenza, tecar o onde d’urto. Inoltre, nei casi più gravi è da considerare anche il riposo funzionale ovvero la sospensione temporanea dell’attività sportiva e la successiva ripresa graduale, indicazioni purtroppo troppo spesso disattese soprattutto dall’atleta d’elite con il rischio concreto non solo di rallentare la completa risoluzione del quadro clinico ma anche di inficiarla, promuovendo un’indesiderata cronicizzazione. L’infiltrazione cortisonica, potendo indurre un’atrofia dei tessuti molli iatrogena è invece ripetibile e consigliabile massimo 2 o 3 volte nel soggetto giovane. E’ comunque sempre da considerarsi l’ultima spiaggia da praticare solo dopo 3- 4 mesi di insuccesso o successo parziale della terapia conservativa prima di prendere in considerazione, dove indicato, un trattamento chirurgico che potrà prevedere diverse opzioni tra cui l’acromionplastica, la sutura tendinea, la pulizia tendinea con rimozione di eventuali macrocalcificazioni o la risoluzione di fenomeni aderenziali post-infiammatori. Di fondamentale importanza nello sportivo è poi inserire gli esercizi effettuati a scopo riabilitativo anche nel programma di preparazione quotidiano, effettuandoli quindi sempre prima di una partita o di un allenamento, e curare la corretta biomeccanica del gesto sportivo, al fine di evitare un eccessivo stress a livello prossimale. Da ricordarsi che nel tennista la prevenzione delle tendinopatie dell’arto superiore, e quindi anche della spalla, passa anche e soprattutto attraverso la scelta di un’impugnatura di ampiezza adeguata e adatta alle caratteristiche antropometriche della mano, da non stringere eccessivamente e inutilmente durante o tra i colpi e da rilasciare nelle pause di gioco prendendo la semplice abitudine di passare la racchetta da una mano all’altra, la realizzazione di un’adeguata accordatura, in grado di evitare vibrazioni inopportune che potrebbero scaricarsi sull’arto, e la scelta di una racchetta in leghe leggere come ormai lo sono tutte al giorno d’oggi quelle in commercio. Le racchette pesanti in legno che si usavano fino agli anni Ottanta sono infatti ormai un fattore di rischio storico e superato. Si noti infine che nel tennis e negli sport di lancio la tendinopatia del sovraspinato è più frequente monolaterale e legata all’arto dominate mentre nel nuoto è più spesso bilaterale, anche se più marcata da un lato.