VISITA OSTEOPOROSI

VISITA PER OSTEOPOROSI a Milano, Monza e Como CON QUALIFICATO MEDICO FISIATRA



Puoi effettuare la tua VISITA PER OSTEOPOROSI a Milano, Monza, Como, Lecco o Varese con il Prof. Massimiliano Noseda, medico fisiatra ( specialista in medicina fisica e riabilitazione ), medico igienista ( specialista in igiene e medicina preventiva ) contattando la segreteria attraverso il format alla voce SEGRETERIA ON LINE - INVIA UNA MAIL del menù principale a cui è possibile accedere anche cliccando QUI. In alternativa è possibile contattarci telefonicamente anche attraverso il NUMERO UNICO DI PRENOTAZIONE 3345476581




L'OSTEOPOROSI IN BREVE

La parola osteoporosi deriva dal greco osteon e poros e significa “osso poroso”. Si tratta della più frequente patologia del metabolismo osseo, caratterizzata sia da una ridotta massa ossea sia da un’alterazione della microarchitettura trabecolare che, in caso di caduta accidentale o trauma anche banale, rendono l’osso maggiormente a rischio di fratture, soprattutto a livello di rachide, femore e polso. Tale patologia, in particolare nel soggetto anziano, va differenziata da altri stati carenziali e in primis dall’osteomalacia dove a livello osseo si verifica invece una carente mineralizzazione ma con sostanza fondamentale invariata e conseguente deformazione, anziché frattura, della struttura scheletrica. Costituiscono fattori di rischio per l’osteoporosi il genere femminile, la famigliarità, la menopausa soprattutto se precoce, periodi di amenorrea prolungata, la magrezza costituzionale, carenze alimentari prolungate in età infantile che non consentono il raggiungimento di un valido picco di massa ossea in età adulta, le terapie farmacologiche cortisoniche, antiepilettiche o anticoaugulanti protratte, molte patologie endocrine e reumatologiche, l’immobilità ad esempio conseguente ad allettamento prolungato o scarico di un arto per frattura, la sedentarietà, l’alcool e il fumo. La diagnosi di osteoporosi è strumentale e richiede l’esecuzione della MOC ( mineralometria ossea compiuterizzata ), esame rapido e indolore, che si basa sul principio dell’assorbimento fotonico secondo cui un sottile fascio di raggi X, attraversando i tessuti, viene attenuato in maniera proporzionale alla densità dei suoi componenti.Tale metodica, detta DEXA e da preferirsi a quella a ultrasuoni, è quindi in grado di rilevare non solo la presenza di osteoporosi ma anche di stimare la sua gravità sulla base di un parametro matematico detto T score che in pratica compara la densità ossea rilevata nel soggetto sottoposto all’esame a quella di una popolazione adulta sana. Un T score compreso tra 0 e -1 è indice di normalità, uno tra -1 e -2,5 di osteopenia, uno inferiore a -2,5 di osteoporosi conclamata. Tale esame viene effettuato simultaneamente a livello femorale e lombare e ripetuto per il controllo o il monitoraggio della terapia a distanza di 24 mesi salvo casi particolari. Al fine di consentire un miglior follow up e ridurre l’imprecisione di rilevazione dovuto alla particolare apparecchiatura diagnostica, si consiglia di effettuare i controlli successivi sempre presso lo stesso centro. Nei casi in cui la perdita ossea superi il 30%, il fenomeno è visibile anche alla radiografia standard dove l’osso appare tanto più radiotrasparente quanto più è osteoporotico. Fondamentale sarà anche l’esecuzione di specifici esami ematici e urinari del metagolismo osseo, utili non solo per confermare la diagnosi ed escludere altre patologie metaboliche anch’esse associate ad una ridotta massa ossea, ma anche per valutare la velocità di evoluzione della patologia, per monitorare l’efficacia della terapia nel tempo e per correggere specificamente, mediante l’alimentazione o con appositi integratori, eventuali carenze di calcio e vitamina D associate. La terapia farmacologica, da assumere solo dopo valutazione e prescrizione medica, potrà prevedere la somministrazione di diversi farmaci come estrogeni, difosfonati, ranelato di stronzio, calcitonina o raloxifene ma dovrà sempre comunque essere associata a correzione delle abitudini alimentari ( assunzione giornaliera di alimenti ricchi di calcio e vitamina D da modularsi in base a genere, età e fabbisogno energetico ) e quotidiane ( esporsi al sole per almeno 30 minuti al giorno nel periodo estivo; praticare un’attività motoria aerobica costante come bicicletta,cammino e nuoto, ma anche ginnastica dolce o ballo, al fine di mantenere un buon trofismo muscolare, stimolo utile al metabolismo osseo; evitare alcool e fumo ). La prevenzione e il trattamento dell’osteoporosi richiedono, quindi, un precoce e continuo monitoraggio medico del paziente al fine di evitare o ridurre il rischio di frattura spesso causa di invalidità e perdita di autonomia nel soggetto anziano.

L'ESPERTO RISPONDE: INTERVISTA DI UN QUOTIDIANO AL PROF NOSEDA SULL'OSTEOPOROSI

 

Intervista al Prof Massimiliano Noseda, docente universitario, medico specialista in medicina fisica e riabilitazione, specialista in igiene e medicina preventiva, realizzata da un noto quotidiano

 

Cosa è l’osteoporosi ?

Molto semplicemente l’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro, caratterizzata da un deterioramento della microstruttura trasecolare ossea e quindi da una diminuzione della massa ossea, che rende l’osso stesso progressivamente più fragile ed esposto a fratture.

 

Come si manifesta ?

Purtroppo la maggior parte delle volte l’osteoporosi non da alcun sintomo premunitore e si manifesta improvvisamente con la sua complicanza che è la frattura, spesso conseguente a cadute accidentali o traumi di entità molto modesta. Da qui l’importanza di effettuare una diagnosi precoce e di impostare un trattamento preventivo che rallenti l’evoluzione naturale della malattia. Solo in pochi casi, invece, l’osteoporosi si associa a dolore. Tale dolore è tuttavia differente da quello artrosico che può, tuttavia, coesistere nel soggetto anziano; a differenza infatti di quest’ultimo che compare nelle sedi colpite dalla malattia soprattutto al mattino o dopo periodi di immobilità prolungata, il dolore osteoporotico, se presente, si presenta soprattutto al rachide dopo stazione eretta prolungata e tende a regredire sdraiandosi.

 

Quali sono le sedi più frequentemente colpite ?

La frattura osteoporotica si manifesta più frequentemente in sede lombare, al collo del femore e al polso. Pur mancando dati specifici, in quanto il fenomeno è spesso misconosciuto e sottovalutato, si stima che nel 1990 l’osteoporosi abbia causato in Italia circa 100.000 fratture di polso e 60.000 di femore. Quest’ultime, oltre a rappresentare un costo sociale rilevante per l’intervento necessario e l’ospedalizzazione conseguente, spesso si traducono nella persona anziana in un peggioramento significativo della qualità della vita, in una diminuzione dell’autonomia e una progressiva dipendenza da terzi nell’attività della vita quotidiana. 

 

Come è possibile effettuare una diagnosi precoce ?

L’esame specifico per valutare l’osteoporosi è la mineralomentria ossea compiuterizzata ( MOC ) che si effettua tipicamente al rachide e al femore. Indirettamente, perdite di massa ossea superiori al 30% possono essere visibili anche in una radiografia standard, eseguita per altri motivi, che in caso di evidente radiotrasparenza ossea dovrebbe indurre il medico richiedente ad approfondire il caso appunto con la MOC e con altri esami di laboratorio, sia ematici che urinari.

 

Chi dovrebbe eseguire la MOC ?

Sicuramente soggetti oltre i 65 anni oppure individui con più fattori di rischio come ad esempio terapie cortisoniche prolungate, donne in menopausa precoce, individui con storia famigliare di fratture osteoporotiche, soggetti con altre patologie croniche come l’artrite reumatoide o altre connettiviti. Tale elenco è puramente esemplificativo dei principali fattori di rischio e non sostitutivo di un’accurata anamnesi che solo un medico esperto potrà effettuare in sede di visita.

 

Quali sono i cardini della prevenzione dell’osteoporosi ?

Oltre ad una diagnosi precoce, la salute delle ossa può essere ad ogni età ottimizzata con una moderata ma quotidiana attività motoria generica come il cammino, la corsa leggera, la bicicletta o il nuoto, o specifica come un programma impostato da un qualificato personal trainer di esercizi a corpo libero o con pesi leggeri; con un’assunzione regolare di calcio attraverso alimenti come il latte, i latticini e alcune acque minerali che ne sono molto ricche, e con una dose supplementare di vitamina D, parte della quale il nostro organismo è in grado di produrla autonomamente con l’esposizione al sole e parte della quale è contenuta in alcuni cibi come la carne o il pesce. Questo è infatti il motivo per cui in passato veniva dato l’olio di fegato di merluzzo ai soggetti con patologie ossee.

 

Gli integratori sono utili ?

La loro utilità è da valutarsi caso per caso. La reale necessità di un integratore dovrebbe essere considerata solo dopo un accurato consulto medico ed eventuali esami di laboratorio, ematici o urinari, in quanto a volte la sola dieta è di per sè sufficiente ad apportare una quantità adeguata di microelementi oppure in quanto il soggetto necessita di dosi maggiori di calcio, vitamina D o di entrambi. Non è infatti infrequente imbattersi in soggetti che sono ancora in carenza cronica di calcio o vitamina D nonostante stiano assumendo un integratore in quanto la dose standard è per loro insufficiente.

 

Ci sono farmaci utili a rallentare l’impoverimento nel soggetto con osteoporosi ?

Si. A seconda del caso specifico, della gravità dell’osteoporosi, di eventuali patologie associate e della tolleranza individuale il medico valuterà l’impiego di difosfonati, ranelato di stronzio, estrogeni o teriparatide. E’ importante sottolineare che la buona riuscita della terapia richiede la costanza del paziente nell’assumere il farmaco prescritto nei modi, nei tempi e per tutto il periodo consigliato.

 

Cosa è opportuno fare in caso di frattura ?

Dopo un’iniziale valutazione ortopedica volta al trattamento della fase acuta, è bene affidarsi alle cure di un qualificato medico fisiatra e ad equipe di esperti fisioterapisti, in modo da limitare al minimo il tempo di allettamento e le sue possibili complicanze ed intraprendere un solerte percorso riabilitativo volto a recuperare la funzionalità persa e contenere le conseguenze sul piano motorio che potrebbero limitare nel tempo il soggetto e renderlo dipendente da terzi