TORCICOLLO CONGENITO L'ESPERTO

TORCICOLLO CONGENITO : l'esperto risponde - TESTO DEL PROF. MASSIMILIANO NOSEDA

 

TORCICOLLO CONGENITO MIOGENO

 

Testo realizzato per la rivista DIAGNOSI E TERAPIA n 9 del novembre 2019 sul tema "TORCICOLLO CONGENITO MIOGENO" dal Prof Massimiliano Noseda, docente universitario, medico specialista in medicina fisica e riabilitazione, specialista in igiene e medicina preventiva, e consulente di centri medici e strutture riabilitative.

 

Si precisa che il seguente testo ha una finalità puramante divulgativa e non è sostitutivo di una visita specialistica, unica procedura in grado di confermare la diagnosi e di valutare il trattamento riabilitativo più adatto al caso specifico. 

 

Con la dizione torcicollo miogeno congenito si indica un’alterazione posturale del capo del neonato che risulta tipicamente inclinato dal lato affetto e ruotato verso quello opposto. Tale malformazione colpisce fino al 1,9 % dei nati e risulta essere per frequenza la terza anomalia muscolo-scheletrica congenita dopo la displasia congenita dell’anca, a cui si associa nel 20% dei casi, e il piede torto.

 

Diverse sono le condizioni che possono determinarlo. In alcuni casi è imputabile ad una postura non ottimale del feto nell’utero che causa una compressione involontaria dei vasi nutritivi del muscolo sterno-cleido-mastoideo. Ne consegue una degenerazione fibrosa delle fibre muscolari con successiva retrazione ed accorciamento del muscolo stesso. Altre volte, invece, il danno in tale sede avviene in modo traumatico durante il passaggio nel canale del parto con formazione prima di un ematoma e, poi, di una fibrosi ma generando una clinica del tutto simile alla forma congenita. Possibili cause sono, infine, l’assenza del muscolo stesso o malformazioni ossee come l’emispondilio o le alterazioni della cerniera cervico-occipitale.

 

Vista la frequenza della patologia è bene valutare scrupolosamente il capo del bambino ad ogni controllo clinico in quanto una diagnosi precoce è fondamentale per raggiungere la completa guarigione con il solo trattamento conservativo. Durante la visita è, quindi, opportuno non solo costatare la gravità della deformazione ma anche valutare il grado di riducibilità passivo. Spesso il vizio posturale persistente determina pieghe cutanee dal lato affetto, che risultano non di rado arrossate, e si associa ad uno sguardo costante del neonato verso la direzione opposta a quella interessata dalla patologia. In alcuni casi è, poi, possibile palpare una piccola massa lungo il decorso dello sterno-cleido-mastoideo, esito della fibrosi, che tende a ridursi nel tempo oltre che osservare un’incipiente asimmetria cranio-facciale. Quest’ultima diventa solitamente più evidente intorno al terzo mese per l’effetto dello scarico del peso del cranio stesso in regione occipitale. Per tale motivo l’occipite controlaterale si appiattisce progressivamente. La valutazione clinica deve essere, infine, completata dall’ecografia muscolare, in grado di rilevare accorciamenti dello sterno-cleido-mastoideo ed eventuali aree di fibrosi al suo interno, e dalla radiografia cervicale capace di indagare possibili malformazioni ossee condizionanti una postura del capo anomala e forzata.

 

Sebbene nel neonato la grande plasticità insita nella crescita costituisca soprattutto nel primo anno di vita una grande risorsa innata autocorrettiva, non possiamo contare sulla sua collaborazione attiva al percorso riabilitativo e, pertanto, alcuni accorgimenti, come collari o tutori di riposo sul fianco non interessato, sono utili per effettuare uno stretching passivo e costante della struttura muscolare accorciata o retratta. Fino a tre mesi è possibile anche, a bambino sveglio e a digiuno, rilasciare dolcemente il capo all’indietro per qualche secondo, più volte al giorno, al fine di sfruttarne l’effetto distensivo naturale sulle strutture molli del collo. Tuttavia, è bene tentare di stimolarne anche attivamente il neonato, compatibilmente con i tempi di acquisizione del controllo del capo, e quindi, a partire dal terzo mese, porre giochi sospesi sopra la culla dal lato verso cui fatica a rivolgere lo sguardo per catturare la sua attenzione ed invitarlo a correggere spontaneamente la postura del capo. Dallo stesso lato dovranno sempre collocarsi genitori e parenti sia durante le visite alla culla sia durante l’igiene personale. Al fine, poi, di evitare o ridurre l’appiattimento del cranio è consigliabile porre uno spessore di 3 o 4 centimetri, come ad esempio un asciugamano, dietro alle spalle del bambino in modo da facilitare postura e sguardo verso il lato limitato. Attività di fisioterapia ed osteopatia possono essere utili per mobilizzare il rachide cervicale e le parti molli ma purtroppo non risultano essere sempre gradite al neonato. Pertanto, tali manualità andrebbero insegnate anche ai genitori e proposte sotto forma di massaggio o coccola per brevi momenti ma più volte al giorno.

 

L’intervento chirurgico resta riservato ai casi più gravi, persistenti o diagnosticati molto tardivamente in cui l’efficacia del trattamento conservativo è stata purtroppo solo parziale. Consiste nella sezione del capo sternale e di quello clavicolare del muscolo retratto, oltre che dei foglietti di sdoppiamento della fascia cervicale superficiale, con successivo allungamento tendineo attraverso il ricorso ad una tecnica particolare. L’incisione cutanea, effettuata sopra alla clavicola, tende a scomparire nell’arco di pochi mesi senza lasciare sgraditi inestetismi futuri sul collo, area socialmente esposta. Dopo l’intervento viene solitamente posizionato un corsetto rigido con minerva e diadema per mantenere il capo in ipercorrezione ovvero in inclinazione e rotazione del capo verso il lato opposto alla deformità. Questa ortesi può essere sostituita nel tempo da un tutore più morbido e necessita di un successivo percorso di riabilitazione effettuato da fisioterapisti esperti nella gestione delle problematiche del bambino.