LOMBALGIA DA PATOLOGIA ADDOMINALE ( INTERNOSTICA )
Quali organi addominali se sofferenti possono dare una lombalgia ? Quali accertamenti specifici è opportuno eseguire ? Quali sono le possibili soluzioni terapeutiche ? Ne parliamo con il Prof Massimiliano Noseda, medico specialista in medicina fisica e riabilitazione, docente universitario, consulente di strutture riabilitative, palestre e centri sportivi, in questa intervista realizzata per la rivista DIAGNOSI E TERAPIA n 5 del maggio 2019 sul tema "LOMBALGIA: E SE NON FOSSE UN PROBLEMA MUSCOLOSCHELETRICO ?". Si precisa che il seguente scritto ha una finalità puramante divulgativa e non è sostitutivo di una visita specialistica, unica procedura in grado di confermare la diagnosi e di valutare il trattamento riabilitativo più adatto al caso specifico.
La lombalgia di natura internistica è un capitolo della medicina spesso poco conosciuto e considerato che per giungere alla risoluzione del sintomo e all’individuazione della causa richiede indagini mirate e trattamenti spesso diversi dalle classiche sedute di massoterapia e chinesiterapia. A tal proposito è bene ricordare che solo una corretta diagnosi, di competenza esclusiva medica, è in grado di attribuire il dolore lombare al sistema muscoloscheletrico o ad altri organi e che, pertanto, un trattamento fisioterapico per il rachide, condotto in assenza di un opportuno inquadramento clinico e proposto “tout court” ad ogni paziente con lombalgia può rivelarsi non solo del tutto inutile ma addirittura dannoso per l’utente. Quest’ultimo, infatti, potrebbe, non solo non trarre giovamento dal percorso riabilitativo incautamente suggerito ma anche perdere tempo prezioso e vedersi aggravare nel tempo il proprio quadro clinico, misconosciuto ed imputabile ad altre cause, avanzando infine richieste economiche di rivalsa nelle opportune sedi. Al contrario, invece, una stretta collaborazione tra medici specialisti e fisioterapisti non solo riduce considerevolmente il rischio di ritardi ed errori diagnostici ma consente anche al riabilitatore di indirizzare al meglio il proprio intervento terapeutico, oltre ad integrarlo armonicamente con altre strategie come quella farmacologica o chirurgica.
Cosa è la lombalgia ?
Con il termine lombalgia si intende semplicemente un dolore in sede lombare che può avere diverse origini. Oltre alle più comuni patologie muscoloscheletriche, come discopatie, ernie e artrosi, è bene considerare sia problematiche funzionali sia malattie internistiche. Appartengono al primo gruppo attività lavorative o sportive associate a sollevamento continuo di carichi pesanti, come il magazziniere o il bodybuilding, a posture prolungate insolite, come l’idraulico o la ginnastica artistica, a continue flesso estensioni, come richiesto da discipline come il canottaggio, o a rotazioni del busto, come tipico del golf. Considerando, invece, gli organi addominali possono causare lombalgia in particolare quelli collocati in sede retroperitoneale, ovvero rene, pancreas e aorta.
Quando bisogna sospettare che la lombalgia sia dovuta a una problematica internistica ?
Soprattutto quando gli accertamenti disposti per il rachide come la radiografia classica non sono suggestivi per alcuna patologia, quando il quadro clinico tende a persistere nel tempo con scarsi risultati all’eventuale trattamento riabilitativo o farmacologico impostato o quando l’anamnesi non rileva attività lavorative o sportive di particolare rischio per la colonna vertebrale ma magari contempla al tempo stesso problematiche urinarie come bruciori minzionali o sintomi aspecifici da cattiva o difficoltosa digestione.
Quali patologie internistiche possono associarsi a lombalgia ?
Oltre all’aneurisma dell’aorta addominale, possono manifestarsi con un dolore lombare alcune patologie renali come nefropatie, calcolosi o infezioni ma anche alcune malattie pancreatiche per sofferenza acuta o cronica del tessuto esocrino di tale organo o delle sue vie escretrici. Per tali motivi, in caso di sospetta origine viscerale del dolore, è bene considerare anche l’esecuzione di un’ecografia addominale oltre ad esami ematici. Questi ultimi dovrebbero prevedere non solo un emocromo, per valutare l’eventuali aumento dei globuli bianchi, e gli indici infiammatori come la PCR, ma anche il controllo della funzionalità di tali organi, ovvero creatininemia e azotemia per il rene in aggiunta a amilasemia e lipasemia per il pancreas. In casi particolari potranno però anche essere prescritte una radiografia dell’addome in bianco con o senza mezzo di contrasto, una TAC o una risonanza magnetica. Questo perché a causa dell’area contenuta nel tratto digerente l’ecografia potrebbe non vedere bene la porzione distale degli ureteri o il pancreas.
Cosa si intende per colica o dolore colico ?
Per colica si intende un dolore improvviso e intenso dovuto all’ostacolo del deflusso dell’urina nel caso delle vie urinarie o della bile e del succo pancreatico nel caso delle vie digestive, la cui causa potrebbe risiedere in un calcolo o in una stenosi. Tuttavia, mentre nel caso di colica renale il paziente è irrequieto e non riesce a trovare una postura che gli dia sollievo in quello della colica biliare il soggetto tende a rimanere immobile in quanto il movimento del diaframma conseguente alla respirazione riacutizza il dolore. Nel primo caso, poi, il soggetto ha spesso sintomi e segni urinari come uno stimolo continuo alla minzione o la presenza di sangue nelle urine che assumono una tipica colorazione rosso-bruna mentre nel secondo è caratteristica la comparsa del dolore dopo un pasto quando il pancreas si attiva per la produzione di enzimi digestivi. In entrambi i casi il quadro algico, soprattutto se acuto, può associarsi a nausea e vomito. Le coliche rappresentano, comunque, un’urgenza sanitaria e sono meritevoli di valutazione medica immediata per le possibili complicanze.
Quale terapia è necessaria in caso di colica renale ?
La terapia farmacologica è fondamentale sia per lenire il dolore sia per tentare di espellere l’eventuale calcolo. Per tale motivo possono essere prescritti antinfiammatori, cortisonici e alfa bloccanti alfa1 selettivi come la tamsulosina, in aggiunta al riposto, all’idratazione e ad una dieta in bianco che andrà osservata nei giorni successivi alla colica qualora la terapia conservativa abbia successo.
Cosa fare in caso di persistenza del dolore e del quadro ostruttivo a causa di un calcolo renale ?
Nel caso in cui il calcolo abbia dimensioni inferiori al centimetro e qualora non esistano controindicazioni, come ad esempio patologie della coaugulazione, è possibile tentare la litotrissia extracorporea, ovvero un trattamento ad onde d’urto che ha la finalità di sbriciolare il calcolo in piccoli frammenti che verranno, poi, espulsi spontaneamente nei giorni seguenti con l’urina stessa. Per calcoli tra uno e due centimetri è, invece, possibile ricorrere alla litrotrissia retrograda renale che grazie ad un uretroscopio flessibile introdotto attraverso l’uretra, e quindi senza tagli chirurgici, si risalgono le vie urinarie fino al punto occludente dove il laser a olmio tenterà di rompere il calcolo e saranno recuperati al tempo stesso i vari frammenti generati. Tale procedura si effettua in anestesia generale e richiede solitamente una sola notte di degenza. Solo in caso di calcoli di dimensioni superiori ai due centimetri si attua la litotrissia percutanea ovvero si tenta di sbriciolare il calcolo con ultrasuoni dopo aver creato, mediante incisione cutanea di circa un centimetro, una breccia nel fianco del paziente necessaria per portare in loco lo strumentario chirurgico.
Cosa è invece l’aneurisma dell’aorta addominale ?
Si tratta di una dilatazione permanente e patologica dell’aorta nel tratto addominale, tipica dell’età avanzata. Si stima, infatti, che oltre i 60 anni ne sia portatore almeno il 6 % della popolazione. E’ inoltre di più facile riscontro nel genere maschile e trova tra i suoi principali fattori di rischio il fumo, il diabete, l’ipertensione e alti livelli di colesterolo, ovvero tutte condizioni che facilitano il danno a livello della parete arteriosa. Nella maggiorparte dei casi si tratta di una patologia asintomatica di riscontro occasionale durante esami clinici condotti per altri motivi; a volte invece può manifestarsi con dolore lombare in seguito all’effetto compressivo su corpi vertebrali e radici nervose. Diversi sono infine sintomi e segni della rottura improvvisa dell’aneurisma che spesso prevedono dolori addominali o dorsali molto intensi associati ad anemia e calo importante dei valori pressori conseguenti all’emorragia in atto. In tal caso è opportuno procedere al ricovero immediato per intraprendere quanto prima il trattamento chirurgico necessario. L’aneurisma dell’aorta addominale è, quindi, una possibile causa di lombalgia da considerare al fine di individuare precocemente i portatori ed impostare un adeguato follow up in grado non solo di prevenire e contenere il suo aumento dimensionale nel tempo ma anche di ridurre i principali fattori di rischio ed incentivare corretti stili di vita.